Il cantiere della nuova Pac è in fervida attività, visto che mancano poche settimane al 31 dicembre 2021, data in cui il Governo italiano dovrà inviare alla Commissione europea il Piano strategico per la Pac 2023-2027 (PSP).
Il 22 novembre 2021, si è svolto il terzo incontro del Tavolo di Partenariato.
Ricordiamo che il Tavolo di Partenariato è stato istituito con Decreto ministeriale n. 360279 del 6/08/2021 e prevede la presenza di soggetti istituzionali nazionali (29 componenti) e regionali (21 componenti), delle rappresentanze economiche, ambientaliste, sindacati (132 soggetti).
La prima riunione si è svolta il 19 aprile 2021 e la seconda l’8 settembre 2021.
Le scelte del PSP riguardano tutti gli strumenti della Pac (pagamenti diretti, interventi settoriali, sviluppo rurale) per un totale di 5,3 miliardi di euro annui (tab. 1), che con il cofinanziamento nazionale raggiungono 6,7 miliardi di euro annui.
Il Piano strategico per la Pac 2023-2027 (PSP) è la principale novità della Pac 2023-2027 ed è lo strumento attraverso cui si esprime il maggiore potere decisionale che l’Unione europea attribuisce agli Stati membri nella nuova programmazione 2023-2027.
Le scelte
Il Tavolo di Partenariato del 22 novembre 2021 si è soffermato in particolare sulle scelte relative ai pagamenti diretti.
Il massimale assegnato all’Italia (pari a 3,658 miliardi l’anno) potrà essere utilizzato con una certa flessibilità, attribuendo ad ogni sostegno una percentuale del budget, all’interno di un range (tab. 2). Ad esempio, il sostegno di base potrà assorbire una percentuale dal 41 al 65% del budget, gli ecoschemi a partire da un minimo del 25%, il pagamento redistributivo con un minimo del 10% e almeno il 3% ai giovani agricoltori.
L’Italia può operare anche altre due scelte:
- destinare fino al 3% delle risorse dei pagamenti diretti a interventi settoriali (diversi da ortofrutta, vino, olio di oliva e apicoltura) da utilizzare per programmi operativi in nuovi settori, sul modello dell’Ocm ortofrutta;
- trasferire fino al 3% alla gestione del rischio per alimentare un Fondo mutualistico nazionale.
La convergenza
Una decisione molto importante riguarderà la scelta del nuovo pagamento di base che potrà essere erogato con i titoli o senza titoli.
Se rimangono i titoli, si dovrà adottare la convergenza che può essere di due tipi:
- convergenza parziale al 2026: tutti i titoli avranno un valore pari ad almeno l’85% dell’importo unitario medio;
- con convergenza totale al 2026: tutti i titoli avranno un valore pari all’importo unitario medio.
Questa scelta genera grandi cambiamenti a livello aziendale (vedi Terra e Vita n. 34/2021), ma anche a livello territoriale. Per questa situazione, le scelte sui pagamenti diretti saranno molto difficili.
Notoriamente il sostegno della Pac è sempre stato più elevato in alcune Regioni dove storicamente si concentravano gli aiuti accoppiati della vecchia Pac. In particolare, i pagamenti della Pac si concentrano nelle Regioni padane (Lombardia, Veneto e Piemonte) per effetto dei vecchi aiuti alla zootecnia da latte e da carne, ma anche per la presenza del mais, del riso in Piemonte e del tabacco in Veneto.
Al Sud, il sostegno si concentra in Calabria e in Puglia, per effetto dei vecchi aiuti all’olivo e agli agrumi, al pomodoro da industria e al grano duro.
Alcune opzioni
Un documento della Rete Rurale Nazionale illustra alcune opzioni di scelta sui pagamenti diretti (tab. 3) e fornisce un quadro degli impatti regionali delle possibili scelte (Pac 2023-2027 - Tavolo di Partenariato (reterurale.it).
In questo articolo riportiamo una delle opzioni individuate dalla Rete Rurale Nazionale, allo scopo di comprenderne gli effetti a livello regionale. Questa ipotesi prevede:
- una dotazione pari al 44% del massimale nazionale per il “sostegno di base al reddito per la sostenibilità”;
- il mantenimento dei titoli all’aiuto con un livello di convergenza interna pari all’85% del valore medio del 2026;
- un tetto (valore massimo) a partire dal 2023 pari a 1.000 euro.
L’importo medio ad ettaro risulta pari a 159,06 euro, mentre l’importo minimo a 135,20 euro ad ettaro. Il valore unitario dei titoli, con questa ipotesi, aumenta per il 41% delle aziende (329.131 aziende su 796.770 aziende totali) e diminuisce per il 43% delle aziende (340.877 su 796.770). Il numero di titoli che beneficiano della convergenza è pari a 3.550.614 (40% del numero totale dei titoli in Italia) mentre che diminuiscono sono 3.550.614 (40% del numero totale dei titoli in Italia).
Gli effetti regionali
La suddetta ipotesi, con convergenza all’85% del valore medio e tetto pari a 1.000 €, produce effetti differenti a livello regionale (fig. 1 e tab. 4). Confrontando, per ogni regione, la percentuale dei pagamenti diretti disaccoppiati al 2020 con i valori al 2027 (con l’effetto della convergenza), si osservano:
- variazioni negative per cinque regioni: Lombardia (-1,2%), Calabria (-0,8%) Veneto (-0,6%), Piemonte (-0,4%) e la Campania (-0,2%);
- variazioni positive per le altre regioni che invece registrano un aumento percentuale del peso dei pagamenti diretti disaccoppiati grazie all’effetto della convergenza all’85%.
Le regioni che traggono i maggiori benefici sono la Sardegna (+0,9%) e la Sicilia (+0,9%), seguite Toscana (+0,4%), Lazio ed Abruzzo (+0,3%) e Basilicata (+0,2%) con percentuali progressivamente minori. Tutte le altre regioni registrano lievi incrementi (0,1%) ad eccezione della Liguria, della Val d’Aosta e del Molise per cui percentuale di pagamenti diretti disaccoppiati sul totale non presenta variazioni.
La Lombardia risulta, quindi, essere la regione maggiormente colpita dall’effetto della convergenza, passando da una percentuale del 10,7% (con un valore di 339.812.435 euro al 2020) al 9,5% (con 151.783.545 euro al 2027). Al contrario la Sardegna e la Sicilia passano rispettivamente dal 7,5% e l’8,9% all’8,4% e il 9,8%.