La primavera siccitosa, seguita da un giugno con precipitazioni anomale, che tanto male hanno fatto al grano, ha al contrario posto le basi per una stagione del mais da segnare negli annali. Questo, almeno, il quadro dipinto dai primi responsi del campo, dove si segnalano produzioni anche superiori alle 18 tonnellate per ettaro. Fanno eccezione i territori – e non sono pochi in fondo – non interessati dalle precipitazioni, che avendo avuto quasi esclusivamente carattere temporalesco, hanno bagnato la Pianura padana a macchia di leopardo. Partendo da Ovest, per esempio, nel Novarese troviamo una di queste aree non baciate dalla sorte. Ne parliamo in questo articolo, trattando di resa dei trinciati. Inoltrandoci più a fondo nel Piemonte, invece, arriviamo nel Cuneese, dove la pioggia non è solitamente un problema. «È arrivata al momento giusto – conferma Diego Armando, contoterzista locale – ovvero a luglio, quando il mais ne aveva bisogno. Grazie a ciò, prevediamo un raccolto davvero buono, anche se al momento non abbiamo ancora iniziato il vero taglio». Annata produttiva, insomma, e anche positiva dal punto di vista sanitario: «Non abbiamo quasi visto cimice asiatica e anche la diabrotica era meno aggressiva del solito. Abbiamo fatto i trattamenti, ovviamente, ma comunque c’è stata meno pressione».
Bergamo e Brescia al top
Stando alle informazioni raccolte, le province di Bergamo e Brescia sono quelle con le produzioni migliori, ma Cremona, altra area vocata a mais, non è certo da meno. «Anche se abbiamo iniziato da poco, non ci vuol molto a capire che sarà una bella campagna. Il prodotto è molto bello, grazie soprattutto a una primavera ideale, che ci ha permesso di seminare quando volevamo. Inoltre, per gran parte dell’estate ha piovuto a intervalli regolari e le temperature non sono state estreme come in certi anni». Chi parla è Piercarlo Favalli, agricoltore di Pescarolo, che dichiara, nella sua zona, rese attorno ai 150 quintali per ettaro, contro una media storica di 120 circa. «Ma ci sono anche campi che arrivano a 180», precisa. Indizio di una possibile eccezionalità dell’anno è, secondo Favalli, il fatto che le eccellenti produzioni sono generalizzate e si estendono a tutti i terreni. «Anche i campi meno vocati, che storicamente non hanno mai prodotto bene, quest’anno hanno tanto mais. L’unica cosa che manca – conclude l’agricoltore – è il prezzo».
Luci anche a Est
Concludiamo la veloce carrellata con Graziano Aprili, terzista della provincia di Verona. Un territorio che, storicamente, è tra i primi ad iniziare la raccolta. L’interpellato lo conferma, segnalando anche produzioni niente male. «Siamo vicini ai 200 q/ha, al 35% di umidità. Finora si sono raccolti prodotti per suinicoltura, infatti. Si trebbiano umidi perché poi vengono macinati immediatamente».
In ogni caso, come nel resto del Nord Italia, la stagione sembra positiva. «Dove abbiamo irrigato abbiamo del mais molto bello. Chi non ha potuto farlo, invece, ha un prodotto che ha sofferto un po’ la sete. Non malvagio, ma con la punta della pannocchia non perfettamente formata e una perdita produttiva del 20% circa rispetto al resto». Il Veronese, perlomeno nella zona di Nogarole Rocca, è uno di quei territori circumnavigati dalle piogge: «Qui di acqua ne è venuta poca, al punto che a fine agosto stavamo ancora irrigando le ultime colture».
TRINCIATI ORMAI SISTEMATI
Daniele Manzo è un agricoltore della provincia di Novara, specializzato in maiscoltura a destinazione energetica. Pertanto, l’intera superficie è raccolta sotto forma di trinciato. «A causa della scarsità di pioggia, abbiamo avuto un raccolto buono ma non eccezionale come in altri areali della Pianura padana», esordisce. «Siamo su medie di 650 quintali per ettaro, mentre ho sentito di colleghi che sono arrivati a 950». Più promettenti, continua, i secondi raccolti, che essendo stati seminati a fine maggio saranno pronti per il taglio nella seconda metà del mese. «Poiché avevamo maggior disponibilità di tempo e acqua, li abbiamo irrigati molto e quindi sembra che ci sarà una bella produzione».
Tanto trinciato anche nel Cremonese, con punte di oltre 900 quintali per ettaro, e in provincia di Verona. «Diversi agricoltori hanno lasciato porzioni di campo non raccolto perché avevano finito le trincee. Lo trebbieranno come prodotto da granella, ma questo dice che di mais se ne è fatto davvero parecchio», conclude Piercarlo Favalli.