Grano duro, campagna modesta

Per avere redditività agli attuali prezzi sarebbero servite rese di 80 q/ha. Livelli mai raggiunti

La campagna appena conclusa registra per il grano duro coltivato negli areali produttivi padani dati molto preoccupanti, sia dal punto di vista delle rese che degli aspetti qualitativi. E, purtroppo, anche sul fronte prezzi. In sostanza ci troviamo di fronte a un’amplificazione in negativo di ciò che ha registrato la campagna di raccolta del grano tenero nel medesimo areale (vedi articolo pubblicato su Terra e Vita 26/19).

L’andamento climatico primaverile anomalo, in particolare di maggio caratterizzato da temperature molto basse significativamente al di sotto delle medie di pari periodo e da copiose e continue piogge cadute per l’intero mese, hanno contribuito a ridurre rese e qualità. Peso specifico e contenuto proteico sono risultati così inferiori alla campagna precedente e alle medie di medio-lungo periodo considerate.

A ciò si aggiungono, sul fronte salubrità della cariosside, casi di volpatura frequenti, in percentuali decisamente superiori al consueto.

Volpatura elevata

Specificatamente, per la gestione di questa problematica, le Borse merci hanno modificato nelle tre categorie qualitative del grano duro la percentuale di volpato ammesso per categoria, elevando per la n. 1 dal 9% al 15%, la n. 2 (buono mercantile) dal 14% al 20% e la n. 3 (mercantile) da 19% a 25-30%. Classificazione resa necessaria per fare rientrare nei parametri commerciali tanto prodotto che altrimenti non sarebbe stato possibile valorizzare e che testimonia il grado di difficoltà che la filiera del grano duro coltivato al Nord deve gestire.

Problematica non riscontrata a questi livelli nel Sud Italia, meno colpito da stagionalità avversa come in Pianura Padana. Non si riscontrano invece particolari problematiche di salubrità causa-te da altri patogeni e/o fattori negativi, poiché le basse temperature hanno fortemente limitato lo sviluppo di muffe e funghi sul grano duro, come invece successo in alcuni degli ultimi anni.

Il crollo delle rese

Nell’intero areale Padano, le rese si sono ri-dotte significativamente e continuamente negli ultimi tre anni: nel 2017 nelle diverse modalità di coltivazione – convenzionale, minima lavorazione e sodo - le rese si muovevano nella forbice compresa fra 70 e 60 q/ ha nel 2017. Per scendere fra 60 e 50 q/ha nel 2018 e ridursi ulteriormente a circa 50-45 q/ ha nella campagna 2019. Un dato peggiorato dagli aspetti qualitativi, lontanissimi dai valori molto positivi del 2017, ma anche significativamente inferiori a quelli registrati nel 2018. Il caso della volpatura sopra descritto è un esempio rilevante.

Parimenti alle considerazioni fatte per il grano tenero, anche per il grano duro gli aspetti di resa e qualitativi registrati in questa campagna ci fanno riflettere sulla discontinuità degli aspetti di resa e qualità. 2017 e 2019 sono due facce – di segno opposto – della stessa medaglia. Eccezionalmente positivo il 2017 il combinato resa/qualità, estremamente negativo nel 2019, intermedio nel 2018. La medaglia metaforica rappresenta l’andamento climatico pazzo di questi anni, dovuto al progredire dei cambiamenti climatici in grado di influenzare moltissimo il binomio resa qualità, ma purtroppo non possibile ancora governarlo da parte dei produttori agricoli. Il risultato produttivo quanti-qualitativo, che esprime rese ettariali che vanno da circa 50 q/ha su terreno lavorato in profondità e pure in minima lavorazione e circa 45 q/ha su sodo, continua una serie negativa al ribasso ininterrotta di almeno 6-7 anni, ove le rese media-te tra le 3 diffuse modalità di coltivazione si attestavano oltre i 60-65 q/ha (vedi grafico relativo alle rese) mai raggiunte nei territori tradizionalmente vocati a grano duro come il Sud Italia.

Il miraggio della marginalità

L’incidenza ettariale dei costi di produzione non si modifica sostanzialmente e le variazioni di dettaglio sono rilevabili nella tabella che analizza il periodo considerato. Nelle modalità produttive in analisi, senza considerare il canone di affitto, i costi ettariali sono rispettivamente di circa 1.528 €/ha con l’aratura, 1.353 €/ha con la minima lavorazione, 1.225 €/ha su sodo.

La computazione dell’affitto, quando se ne fa ricorso, accresce, nell’areale considerato, mediamente di circa 600 euro ettaro il costo di produzione complessivo. I prezzi evidenziati dal periodo di raccolta 2019, a fine agosto, registrano valori di circa 223 €/t che rappresentano valori in linea con quelli delle ultime tre annualità e confermano una stagnazione dei prezzi da cui deriva una produzione lorda vendibile davvero bassa, la peggiore degli ultimi anni, al netto della Pac. Plv che si attesta per ognuna delle modalità di coltivazione a circa 1.160, 1.115 e 1.004 euro per ettaro rispettivamente con lavorazioni tradizionali, minime o su sodo. Evidentemente la redditività espressa con i prezzi attuali, non è sufficiente a fornire marginalità positiva nemmeno senza considera-re l’affitto per la modalità di coltivazione su terreno lavorato convenzionalmente, mentre è poco più che positiva solo con le altre modalità operative anche se con risultati modestissimi prossimi allo zero, (rispettivamente -118, +12 e +29 euro ettaro). Rispetto ai costi di produzione, con i prezzi di mercato attuali, il potere di acquisto di un quintale di grano duro è modesto più o meno come lo scorso anno e come lo si può riscontrare analizzando lo specifico grafico che il-lustra le evoluzioni del periodo. Lo scorso anno si registrava un prezzo inferiore di oltre 1 euro, ma il vantaggio del prezzo è mortificato da una resa media ettariale di quasi 5-10 q/ha che si “mangia” il maggior valore espresso dal mercato.

Nell’analisi delle quantità di quintali di grano duro necessarie alla copertura delle singole voci di costo e del complessivo (vedi grafico), si evince che della resa ettariale nelle modalità produttive considerate, servono oltre 15 quintali per coprire i costi di affitto al netto della Pac, 10 per i costi generali, 4 per gli oneri finanziari e circa 25 per i mezzi tecnici. I costi agro meccanici nella modalità di coltivazione su lavorato assorbono circa di 33 quintali, (25 applicando la minima lavorazione, 19 quintali se si ragiona con il sodo). Nella sostanza, per coprire i costi totali con le rese ottenute e il prezzo medio di mercato di agosto, servono produzioni superiori a 88 q/ha con la coltivazione tradizionale e circa 78 q/ha con le modalità più parsimoniose. Dunque, il break even, il punto di pareggio diventa un miraggio: rese a ettaro di questo li-vello non sono mai state raggiunte negli areali produttivi considerati. Nemmeno nel mitico 2017, anno di rese medie molto elevate (69 q/ha) e di qualità positiva, a conferma del fatto che solo il combinato resa/qualità/prezzo può garantire una redditività accettabile e sostenibile.

L’annus horribilis

L’analisi dei dati storici di resa, qualità e prezzi evidenzia che ci troviamo di fronte all’anno con la redditività più negativa: se non si elevano i prezzi di mercato a valori che si dovrebbero attestare in una forbice compresa fra i 27 e i 30 €/q la coltura non risulta economicamente sostenibile, anche senza considerare gli affitti e-o il ritorno del valore fondiario.

È evidente che ad annate produttivamente scarse/negative possano alternarsi annate migliori, ma se si guadagna solo con una resa record peraltro storicamente mai raggiunta (e da migliorare in ogni campagna dal punto di vista qualitativo), l’interesse che la coltura ha avuto tra i cerealicoltori negli ultimi anni rischia di ridursi notevolmente. La filiera del grano duro deve quindi prendere atto di questa situazione che se non gestita si tradurrà tra i cerealicoltori in approcci alle semine non con un’ottica alla programma-zione aziendale di medio-lungo periodo, utile a contribuire a consolidare una filiera, ma di solo mero orizzonte annuale in risposta a esigenze agronomiche afferenti la rotazione colturale.

L'autore è Coordinatore di Agromeccanizazione Legacoop Agroalimentare

Grano duro, campagna modesta - Ultima modifica: 2019-09-14T04:04:58+02:00 da Roberta Ponci

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